lunedì 25 giugno 2007

Cenni Di Botanica Della Cannabis







La tassonomia ufficiale include la Cannabis nella famiglia delle Cannabacee o Cannabinacee appartenente all'ordine delle Urticali

Le Urticali sono generalmente piante legnose o erbacce con fiori poco appariscenti, che possono essere isolati o riuniti a gruppi. I fiori sono spesso unisessuali e le piante possono essere monoiche o dioiche. Varia è la morfologia del frutto: in alcune Urticali si hanno frutti secchi (es.: Canapa, Ortica); in altre si hanno infruttescenze (es.: Albero del pane, Fico, Gelso). Le foglie sono munite di stipole e in varie parti della pianta possono comparire delle formazioni caratteristiche (es.: ghiandolari nelle Cannabacee). L'importanza economica delle Urticali è legata alla produzione di fibre tessili, frutti, droghe, legname, ecc.

Alla famiglia delle Cannabacee appartengono piante erbacee erette o rampicanti, con foglie alterne o opposte.
I fiori maschili sono disposti in pannocchie e hanno 5 tepali fusi alla base e 5 stami; quelli femminili sono riuniti in gruppi di 2/6 brattee formanti delle corte spighe. Ciascuno di essi è composto da un calice contenente un ovulo pendulo e da uno o due pistilli. Questa famiglia si suddivide in due generi: Cannabis e Humulus. Sono piante della flora spontanea dei paesi a clima temperato o, nel caso dell'Humulus, anche a clima temperato freddo dell'emisfero boreale.
Tutte le specie di cannabacee, in misura maggiore la Canapa, attraverso le formazioni ghiandolari precedentemente citate, producono delle secrezioni contenenti lo stesso principio attivo: il tetraidrocannabinolo.
La maggior parte dei botanici segue la classificazione di D.E. Janichewsky (1924), un botanico sovietico che studiò vari esemplari di piante selvatiche e classificò la Canapa in tre diverse specie:

1. Cannabis sativa, alta fino a tre metri e dalla forma piramidale;
2. Cannabis indaca, più bassa della precedente ma con il maggior numero di rami e foglie;
3. Cannabis ruderalis, alta al massimo mezzo metro e priva di rami.


Nel 1753 Linneo parlò esclusivamente di Cnnabis sativa. La sua tesi è stata confermata dai canadesi Small e Conquist nel 1976, i quali, in una proposta di classificazione alternativa a quella di Janichewsky, affermarono che esiste una sola specie molto variabile, Cannabis sativa, con due sottospecie:

1. Sativa, tipica dei paesi settentrionali e usata per fibra e olio;
2. Indaca, tipica dei paesi caldi e ricca di resina e THC.

La Cannabis è una pianta annuale e dioica, ovvero esistono esemplari con fiori maschili ed altri con fiori femminili. In ambienti particolarmente ostili possono verificarsi casi di ermafroditismo.

Essa presenta una lunga radice a fittone e un fusto ruvido la cui altezza varia da 80 cm a 3 m. In caso di crescita in masse fitte, le piante sviluppano pochi corti rami con gli internodi lontani, altrimenti esse presentano fitte ramificazioni, che in alcune varietà possono essere lunghe come lo stelo centrale.


Le foglie sono opposte, picciolate, palmate, e sono composte da foglioline lanceolate e seghettate. Inizialmente si sviluppano opposte poi, durante la fioritura, alternate. Sono composte dapprima di una fogliolina, poi di 3, 5, 7, fino a un massimo di 13, secondo la quantità di luce quotidiana.

I fiori femminili, portanti il seme, sono composti da un calice contenete un ovulo pendulo e da uno o due pistilli. E' nel calice che si trova la più alta concentrazione di resina ed è lì che in caso di fertilizzazione comincia a formarsi il seme.

I fiori maschili, di color bianco-giallognolo, giunti a maturazione rilasciano il polline e la pianta maschio, giunta alla fine del suo ciclo, muore.


Un problema che assilla spesso i coltivatori è come fare distinguere le piante maschili dalle femminili.



Spesso un'immagine vale più di mille parole ...










Tetraidrocannabinolo



delta-9-THC










La cannabis contiene centinaia di sostanze chimiche, delle quali circa sessanta appartengono alla classe dei cannabinoidi, il più rappresentato dei quali il delta-9-Tetraidrocannabinolo. Chimicamente i cannabinoidi sono terpenoidi, cioè molecole non polari e quindi hanno bassa solubilità in acqua. La concentrazione dei cannabinoidi psicoattivi varia dall'1% al 10% nelle piante e può arrivare fino al 60% nelle resine e negli olii.
Tali sostanze esplicano la loro azione sul sistema nervoso centrale a vari livelli. Studi relativamente recenti (De Vane et al., 1988 - Gerard et al., 1991) hanno portato alla individuazione, nel sistema nervoso centrale, di un recettore specifico per i cannabinoidi. Studi sugli animali hanno evidenziato un alto numero di tali recettori in alcune strutture cerebrali quali il corpus striatum, il globus pallidus, il cervelletto, la corteccia cerebrale, l'ippocampo e l'ipotalamo.
La presenza di tali recettori ha fatto sorgere interrogativi sull'esistenza di sostanze endogene, prodotte cioè dal nostro organismo, in grado di legarsi ai recettori medesimi. Nel 1992 si è giunti alla individuazione (DeVane et al.) di una sostanza, l' anandamide, un derivato dell'acido arachidonico, che presenta tali caratteristiche. Il ruolo fisiologico di tali sostanze nel nostro organismo è tuttora oggetto di indagine.
L'esatto meccanismo d'azione dei cannabinoidi a livello cerebrale è anch'esso ancora da definire. La molteplicità delle strutture nervose coinvolte (alcune deputate al controllo della motilità volontaria, altre pertinenti alla percezione sensoriale, altre ancora alla attività emozionale), nonchè la approssimatività delle nostre conoscenze sul funzionamento del sistema nervoso, non consentono ancora una soddisfacente comprensione dei meccanismi d'azione.




L'anandamide (arachidonil-etanolamide) è una sostanza prodotta dalle nostre cellule cerebrali che, per quanto chimicamente diversa dal delta-9-THC, interagisce, nel nostro organismo, con gli stessi recettori di quest'ultimo. La sua scoperta, avvenuta in epoca relativamente recente, ha aperto la strada alla comprensione dei meccanismi fisiologici dei derivati della cannabis nonchè dei loro potenziali utilizzi terapeutici.